“Una Giornata da San Lorenzo Vini”: Il Pecorino come Espressione Autentica del Territorio Abruzzese

                                                         Pubblicato da Enca Polidoro

Palazzo De Sterlich - sala degustazione

Il Pecorino come racconto del territorio

Martedì 17 giugno 2025 si è svolta la seconda edizione di “Una Giornata da San Lorenzo Vini”, evento che ha riunito appassionati ed esperti nella cornice suggestiva di Palazzo De Sterlich a Castilenti in provincia di Pescara. Una giornata scandita dal ritmo dell’accoglienza e del sapere condiviso. L’iniziativa ha offerto un’occasione unica per approfondire la conoscenza del vitigno Pecorino, protagonista di una degustazione verticale che ha ripercorso l’evoluzione di questo vino dagli anni Duemila a oggi.


Un Viaggio Sensoriale e Culturale nel Cuore del Pecorino

A guidare il viaggio sensoriale è stato Gianluca Galasso, titolare dell’azienda, che ha accompagnato i partecipanti attraverso le annate più significative di questo vino, simbolo di un territorio in continua trasformazione. Accanto a lui, il prof. Ernesto Di Renzo, antropologo presso l’Università degli Studi di Tor Vergata, ha offerto una lettura culturale e simbolica del vino, intrecciando storie, identità e memoria collettiva.

Due concetti chiave hanno orientato l’intervento del professore e animato il dialogo con il pubblico: “genius loci” e “retro-innovazione”.

Genius loci, inteso come spirito del luogo, forza invisibile ma tangibile che rende unico ogni territorio. Originariamente legato alla religione e alla cultura romana, indicava una divinità protettrice che custodiva l’essenza e l’identità di uno specifico spazio. Oggi è una metafora che descrive il legame profondo tra un territorio e le forme culturali che in esso si sviluppano. È l’identità culturale di un luogo, una forma di resistenza ad un mondo forse troppo globalizzato, è la chiave per interpretare la realtà in cui viviamo.


Riscoprire l’identità del territorio: il principio di retro-innovazione applicato ai vitigni autoctoni.

Il concetto di retro-innovazione – ovvero l’innovazione che nasce dal recupero consapevole della tradizione – offre oggi una chiave di lettura molto interessante per comprendere l’evoluzione della viticoltura abruzzese. È stato il professor Ernesto Di Renzo a suggerire questo spunto, permettendoci di osservare con occhi diversi il percorso compiuto dai vitigni autoctoni della nostra regione negli ultimi vent’anni.

Dopo un lungo periodo di marginalità e quasi di oblio, varietà come il Pecorino, la Passerina e la Cococciola sono tornate protagoniste grazie all’intuizione di alcuni produttori che, spesso in modo istintivo più che strategico, ne hanno colto le potenzialità. Si tratta di un ritorno alla radice, ma con uno sguardo rivolto al futuro: questi vitigni, infatti, si sono rivelati strumenti preziosi per rispondere alle esigenze di un mercato sempre più attento alla tipicità, alla freschezza e alla versatilità.

Uno degli ambiti in cui questa riscoperta ha avuto un impatto particolarmente rilevante è il settore spumantistico, che in Abruzzo era rimasto a lungo poco sviluppato. Le uve tradizionalmente dominanti – Montepulciano e Trebbiano – pur eccellenti in molti contesti, non sempre presentano le caratteristiche ottimali per la produzione di spumanti di qualità. Al contrario, varietà come la Cococciola o la Passerina, grazie alla loro acidità naturale e al profilo aromatico delicato, si sono dimostrate ideali per la produzione sia con metodo charmat che con metodo classico.

Il recupero di questi vitigni ha dunque aperto nuove strade, contribuendo a creare una proposta enologica inedita e coerente con l’identità territoriale, ma anche competitiva sui mercati nazionali e internazionali. Vini freschi, originali, che raccontano una storia antica con un linguaggio moderno.

La retro-innovazione, in questo senso, non è solo un concetto teorico, ma un approccio concreto che ha permesso alla viticoltura abruzzese di evolversi senza rinnegare le proprie radici. Un valore aggiunto che ha consentito di esplorare territori produttivi fino a poco tempo fa impensabili e di ridare voce a vitigni che rischiavano di scomparire.

La recente degustazione verticale del Pecorino, articolata in sei annate, ha messo in luce proprio questa capacità espressiva: un vino che sa maturare nel tempo, mantenendo una sua identità precisa. Ma il messaggio va ben oltre il singolo vitigno: ciò che emerge è una visione più ampia, una nuova cultura della vigna che riconosce negli autoctoni non solo un patrimonio da salvare, ma una risorsa da rilanciare.

In definitiva, riscoprire questi vitigni significa valorizzare il territorio attraverso forme di espressione enologica nuove, consapevoli e capaci di dialogare con il presente. Un modo per dare un futuro alle nostre radici.


L’evoluzione del Pecorino in sei annate

La degustazione non è stata solo un’esperienza sensoriale, ma un vero e proprio racconto per annate, capace di mostrare l’evoluzione stilistica del Pecorino, il ruolo del terroir e l’impronta dell’uomo. Dai primi anni Duemila, quando il vitigno era ancora poco conosciuto, fino alle interpretazioni più recenti, frutto di un lavoro attento e consapevole.

Annata 2018

Vino molto fresco, con un profilo erbaceo marcato accompagnato da eleganti note agrumate. Emergono sentori di fiori bianchi e di elicriso, che ne arricchiscono l’aromaticità. In bocca si dimostra lungo e dinamico, con un evidente potenziale di longevità.

Annata 2016

Un’annata in cui si avverte maggiormente una componente amarognola, ben integrata da una curiosa e raffinata nota di miele dal gusto amaro, simile a quello di fiori di rosmarino. Un'annata che gioca sull’equilibrio tra intensità e complessità aromatica.

Annata 2015

Comincia a farsi sentire una certa prevalenza della parte alcolica, pur senza compromettere l’equilibrio generale. Al naso prevale una piacevole nota salmastra, confermata da una sapidità decisa al palato. Una lieve sfumatura di smalto segnala un’evoluzione in corso, che potrebbe riservare sviluppi interessanti.

Annata 2013

Al naso si apre con un ricordo di amido di riso, una dolcezza tenue e farinosa che si ritrova anche al gusto. Emergono note di chinotto e malva, che donano originalità e profondità. L’evoluzione del vino appare in una fase di distensione armonica, senza segnali particolari di declino.

Annata 2010

Tra le annate degustate, è forse quella che ha maggiormente risentito del tempo. Al naso si avverte un delicato profumo di zucchero a velo, ma il sorso risulta piuttosto neutro. È un vino che ha raggiunto il suo picco espressivo avviandosi verso la fase calante.

Annata 2007

Una delle sorprese più interessanti della verticale. L’intensa nota di caramello al naso anticipa un sorso in cui riaffiora sotto forma di sfumatura amaricante. Il finale non è particolarmente lungo, ma si distingue per un originale sentore di mallo di noce. Colpisce la freschezza ancora viva, espressione di un’acidità che ha fatto da filo conduttore a tutte le annate degustate.


Vino e Territorio: Un Legame da Rafforzare

“Una Giornata da San Lorenzo Vini” non è stato soltanto un evento enologico, ma un momento di riflessione sull’identità agricola, culturale e produttiva dell’Abruzzo. Un’occasione per valorizzare il vino come racconto del territorio e ponte tra tradizione e innovazione.

La degustazione del Pecorino ha offerto uno spunto per comprendere come la viticoltura abruzzese possa evolversi senza perdere le proprie radici, restituendo dignità e valore a varietà che rischiavano di scomparire.

L’esperienza proposta da San Lorenzo Vini ha mostrato quanto i vitigni autoctoni possano essere al centro di un rinascimento enologico, fondato sulla consapevolezza, sulla qualità e sull’identità territoriale. La retro-innovazione non è solo un’idea, ma una strategia concreta per dare futuro alle radici più autentiche della viticoltura abruzzese.


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Contrada Plavignano 2, Castilenti 64035

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